Il progetto, che prevede 10 tappe in giro per l’Italia, è stato presentato ieri in Senato
ROMA – Partirà a marzo, da Bologna, il “Road show” ideato dal Consiglio nazionale dei dottori commercialisti ed esperti contabili per rafforzare il ruolo dei rappresentanti della categoria quali consulenti privilegiati delle PMI che guardano ai mercati esteri.
Il progetto, che si inserisce in un più ampio disegno del CNDCEC sul tema dell’internazionalizzazione, è stato presentato ieri presso la sala Caduti di Nassirya del Senato, alla presenza dei principali esponenti degli enti e le istituzioni con cui, nel recente passato, sono stati sottoscritti accordi di collaborazione.
A presentarlo, in rappresentanza del Consiglio nazionale, Giovanni Gerardo Parente, Consigliere nazionale con delega all’area internazionale, il quale ha enunciato tutti gli obiettivi che si pone il Road Show:
“Vogliamo – ha spiegato – rafforzare le competenze e valorizzare il ruolo del commercialista quale consulente globale d’impresa e ampliare il numero dei colleghi che operano sul mercato internazionale”.
In questo modo, si potrà “aumentare il numero delle piccole e medie imprese internazionalizzate” e, allo stesso tempo, “sostenere le iniziative di attrazione degli investimenti esteri in Italia”.
Il progetto prevede 10 tappe in altrettante città italiane, individuate per macro-aree, in modo da coprire tutto il territorio.
Detto del primo appuntamento a Bologna, il Road show passerà per Brescia, Verona, Firenze, Perugia, Caserta, Bari, Palermo e Catanzaro, per poi concludersi a Roma, nel mese di novembre.
Nel corso di ogni evento, oltre ai rappresentanti del CNDCEC, interverranno anche gli esponenti dei Ministeri degli Affari esteri e dello Sviluppo economico e quelli dei principali istituti che si occupano di internazionalizzazione, tutti consapevoli dell’importanza dei commercialisti quali “trait d’union” tra istituzioni e imprese.
Non a caso, una recente ricerca realizzata dalla SIMEST (società controllata dalla Cassa depositi e prestiti che assiste le imprese nel processo di internazionalizzazione) dimostra che “oltre il 40% delle aziende” che hanno aperto ai mercati esteri “lo hanno fatto grazie al supporto dei commercialisti”, la cui consulenza è stata fondamentale per la “richiesta dei finanziamenti pubblici agevolati”.
Il dato è stato fornito dall’amministratore delegato di SIMEST, Andrea Novelli, che ha fatto il punto anche sugli investimenti “in internazionalizzazione” realizzati dalla società:
“Gli investimenti in capitale dello scorso anno – ha spiegato – sono stati pari a 100 milioni di euro, valore più alto nei 25 anni di storia dell’azienda”. Questo consentirà di realizzare “investimenti complessivi per circa 1 miliardo di euro,
grazie alla mobilitazione di risorse private, con importanti ricadute sui volumi di affari ed in termini occupazionali in Italia”.
Restando sui numeri, quelli resi noti da Alessandra Ricci di SACE (società assicurativa che si occupa di protezione degli investimenti) danno l’idea dei possibili benefici dell’apertura verso i mercati esteri:
“L’impresa che si internazionalizza – ha sottolineato – ha un fatturato 2,9 volte superiore rispetto alle imprese che non lo fanno”.
Certo, non si tratta di un passo semplice, “bisogna essere strutturati” e avere qualcuno che “accompagni l’impresa nel suo percorso”.
Ed è qui che si inseriscono i commercialisti che, grazie al “rapporto privilegiato con le imprese”, possono fornire loro le giuste informazioni sulle opportunità offerte dai diversi istituti che sostengono questo tipo di processi.
Tra questi anche l’ICE (Agenzia per la promozione all’estero delle imprese italiane) che, ogni anno, offre servizi e assistenza a migliaia di imprese, sia in forma aggregata che con la formula one to one.
Spesso, però, ha spiegato Riccardo Maria Monti, Presidente dell’agenzia, “ci si trova di fronte interlocutori non preparati. Per questo, è importante avere con gli imprenditori un’interazione mediata dai professionisti”.
Insomma, in tema di internazionalizzazione, è più che mai necessario “fare gioco di squadra tra pubblico e privato”, così come sottolineato da Veronica Ferrucci, dell’Ufficio internazionalizzazione della Farnesina. Una recente indagine Doxa sull’internazionalizzazione delle PMI dimostra che “le imprese italiane sono generalmente soddisfatte dei servizi offerti dalla nostra rete diplomatico-consolare”. Il problema, ha spiegato Ferrucci, è che “sono ancora troppo poche le aziende che conoscono e utilizzano i nostri servizi”. È necessario, quindi, un lavoro di informazione e, in questo senso, nessuno può essere più utile dei commercialisti che, più di ogni altro, “sono presenti in maniera capillare in tutto il Paese”.
Da Eutekne.info – Savino GALLO